A cosa serve Aroeira e come preparare il tè
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L'araira è una pianta medicinale, nota anche come aroeira rossa, aroeira-da-praia, aroeira mansa o corneíba, che può essere usata come rimedio casalingo per curare malattie sessualmente trasmissibili e infezioni urinarie nelle donne.
Il suo nome scientifico è Schinus terebinthifolius e possono essere acquistati presso alcuni negozi di alimenti naturali e farmacie.
A cosa serve Aroeira?
Il mastice ha proprietà astringenti, balsamiche, diuretiche, antinfiammatorie, antimicrobiche, toniche e curative e può essere utilizzato per coadiuvare il trattamento di:
- Reumatismi;
- Sifilide;
- Ulcere;
- Bruciore di stomaco;
- Gastrite;
- Bronchite;
- Linguaggio;
- Diarrea;
- Cistite;
- Mal di denti;
- Artrite;
- Distensione del tendine;
- Infezioni della regione intima.
Inoltre, il mastice può essere utilizzato per ridurre la febbre e il verificarsi di tosse, ad esempio.
Tè aromatico
A scopo terapeutico si usano le bucce, soprattutto per fare il tè, e le altre parti della pianta, per preparare i bagni.
ingredienti
- 100 g di polvere dalla corteccia di aroeira;
- 1 litro di acqua bollente.
Modalità di preparazione
Il tè ricavato dalle bucce è indicato per chi ha problemi di stomaco e, per questo, basta aggiungere la polvere della buccia nell'acqua bollente e poi assumere circa 3 cucchiai al giorno.
Se il mastice viene utilizzato per curare le malattie della pelle, basta mettere 20 g di bucce di mastice in 1 litro d'acqua e far bollire per 5 minuti. Quindi filtrare e passare nella regione da trattare.
Controindicazioni e possibili effetti collaterali
L'uso del mastice non è indicato per chi ha la pelle molto sensibile o che ha problemi gastrointestinali, in quanto un consumo eccessivo di questa pianta può avere un effetto purgante e lassativo e innescare reazioni allergiche a pelle e mucose, essendo importante solo in questi casi utilizzare Aroeira su indicazione del medico o dell'erborista.
Inoltre, il consumo da parte di donne in gravidanza non è indicato, poiché in uno studio condotto sui ratti sono stati osservati cambiamenti ossei.